Benvenuto Futuro 2D. Cinema, Fumetti, e la costruzione trans mediatica della Città del Futuro_ parte I

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Vorrei riproporvi un articolo di Luis Miguel Lus Arana che ho tradotto tempo fa, che si trova all’interno di Once Upon a Place. Architecture & Fiction, di Pedro Gadanho e Susana Oliveira, ed. Caleidoscòpio, Lisbona Novembre 2013. Il libro è diviso in macro argomenti: Utopie e Distopie, Storie dalla Storia,  Città Narrazioni,  Spazi Letterari, Architettura e Cinema, Visual/Graphic Fictions, Architettura Sci-Fi (qui si trova il saggio di Arana), Progettazione dalla Finzione.

Benvenuto Futuro 2D.

Cinema, Fumetti, e la costruzione trans mediatica della Città del Futuro.

[ALCUNE NOTE RANDOM]

parole chiave: Futuropolis, utopia, prospettiva, mass media.

Quando, tempo fa, mi sono finalmente seduto a scrivere le note per questo articolo, mi sono trovato in una situazione insolita. Solitamente, quando preparo uno di questi pezzi, impiego molto tempo all’inizio, faticando a far rientrare la mia ricerca -spesso diversa- nei parametri dati dal tema principale. Di solito questo processo è tanto doloroso quanto produttivo; innanzitutto perché diventa un’opportunità per rivedere le proprie ossessioni criticamente con occhio esterno, aiutando a contestualizzarle e a vederle nelle giuste dimensioni, e poi porta anche ad un sano esercizio di sintesi che elide tutti gli eccessi masturbatori innati in questi discorsi. Allo stesso tempo, questa richiesta di un pensiero fuori dagli schemi apre nuove eccitanti direzioni per il ricercatore per andare avanti con la ricerca che potrebbe altrimenti volgere ragionevolmente al termine. Però, questo non succede sempre, e ho presto realizzato che dietro al titolo intelligente ho tirato fuori ciò che era realmente alla base della mia ricerca di dottorato dell’ultimo anno.

Arrivando all’architettura a partire da un interesse per l’illustrazione e la narrativa, ho sempre trovato i fumetti non solo un piacere colpevole, ma in realtà un vero e proprio crogiolo in cui sono cresciuti teoria e vera e propria progettazione architettonica,che sento come largamente inesplorato, anche al giorno d’oggi che il geek trasformato in accademico (nato in un paio di generazioni di riscoperta della cultura popolare) lo ha elevato allo status dei campo di studi postmoderni. Paradossalmente, questo momento di splendore intellettuale avviene nel momento in cui comics come medium, nonostante la loro onnipresenza a Hollywood, hanno raggiunto una sorta di fine di un ciclo. I fumetti non sono affatto vicini all’essere i mass media che erano una volta, quando tagliavano longitudinalmente e trasversalmente tutti gli strati della società, essendo virtualmente letti da tutti. L’auto consapevolezza della narrativa grafica di oggi ha perso il candore degli inizi, e sulla stessa strada, anche il richiamo contro-culturale della sua precedente ingenuità. I fumetti al giorno d’oggi sono meno “popolari” che mai, in almeno un paio di modi.

L’architettura di per se non è impermeabile da questa progressiva geekification della cultura “alta”, a partire da quando l’Institute Francaise d’Architecture ha inaugurato la mostra “Attention Travaux! Architectures de Bande Dessinèe” nel 1985, il mondo dei fumetti è stato periodicamente riscoperto da discipline affamate di nuovi immaginari, e quindi affascinate dalle possibilità della narrazione spaziale: realtà virtuale, animazione…e anche narrazione grafica, ora che gli albi a fumetti si sono evoluti nel più appetibile scenario delle graphic novels. La questione della città sembra condensare in qualche modo questo fascino. Dopo la mostra del 1999 “Ciutat i Comic” al Centre de Cultura Contemporània de Barcelona, il come e il dove delle città dei (nei) fumetti è proliferato in periodiche mostre [1] che indicano la mancanza di utopia per la quale il progetto architettonico ha sofferto fin dal canto del cigno degli anni Sessanta e primi Settanta. In un momento storico in cui i nostri edifici proposti – attraverso il veicolo della loro rappresentazione cgi- sembrano più futuristici che mai, e dove la discussione del futuro delle città è diventato in qualche modo un cliché, la progettazione della città del futuro è sorprendentemente assente dalla pratica architettonica. Se 45 anni fa la prospettiva era onnipresente nelle riviste di architettura, al giorno d’oggi dobbiamo virare ai visual media per trovare un immaginario urbano comparabile. E spesso nel caso del cinema, dove l’avvento della computer grafica ha favorito la proliferazione di design ultra complessi, la città del futuro è spesso impressionantemente generica e – agli occhi avidi di un lettore di fumetti- una derivata.

E’ in questo contesto che la ricerca Futuropolis: Cinema, Comics, and the transmediatic construction of the future, che ho recentemente impacchettato sotto la maschera della tesi di dottorato, prende forma. Per alcuni anni mi sono limitato a scrivere solo sul lato più concettuale della relazione tra fumetto e architettura, ma finalmente il potere del suo immaginario richiama fortemente il mio lato enciclopedico, e ho deciso di immergermi in un resoconto storico sulla strada nella quale le città del futuro sonno state presenti nella narrativa grafica. L’obiettivo della ricerca era riempire l’assenza tra gli studi storici dell’immaginario urbanistico. Le città dei fumetti sono state affrontate in articoli e mostre, ma il fenomeno di per sé è sfuggito (a ragione, sostengono alcuni) all’approccio scientifico che lo affronta per se invece di trattarlo come un ospite colorato – sebbene in qualche modo leggermente imbarazzante. “Futuropolis” mira, in questo senso, a offrire uno sguardo del fenomeno comprensivo, elaborato attraverso una ricerca diacronica della storia del fumetto che ha permesso di selezionare pochi esempi rappresentativi coi quali stabilire il ruolo che il medium ha avuto nella costruzione dell’immagine della città futura, tracciando le importazioni e le influenze di questo umile medium da e per gli altri media, – spesso l’architettura. Ben presto ho scoperto, in qualche modo, che lo scopo di questa ricerca, che ho pensato piuttosto autonomo e facilmente maneggiabile, eccede di gran lunga da ogni aspettativa mi fossi mai fatto. Se mi aspettavo di delineare un’evoluzione portata a termine con pochi interessanti momenti salienti, come mi sono addentrato nella storia del medium ho trovato non solo un sorprendente numero di progetti peculiari – ed efficienti-, ma anche che i fumetti sono stati i protagonisti nella costruzione transmediatica dell’immaginario/i della città del futuro, una costruzione che ha fatto i suoi balzi più grandi nei momenti di interazione tra media –nel processo cresciuto in quello spazio liminale dove concepts, immagini e forme mutano per adattarsi alle condizioni del nuovo media in cui si sono tradotte. Lo studio di futuropolis nei fumetti diventa il veicolo perfetto per tracciare una genealogia del futuro stesso dell’urbano, e la mia piccola indagine si trasforma in un Atlante di città immaginarie con un paio di centinaia di voci. Le pagine seguenti –come le fortemente illustrate conferenze che le precedono– provano a dare un assaggio dei temi che stanno dietro a questa ricerca attraverso la messa in luce di tre aspetti/momenti di questa costruzione trans mediatica che il lettore saprà indubbiamente trasformare in un consistente discorso molto più efficientemente di me.

[NOTE]
  1. la mostra Attention Travaux! È stata organizzata in collaborazione con il Ministero della Cultura e il Centro Nazionale per le Arti Plastiche, tenutasi a Angouleme (24-27 Gennaio, 1985) e a Parigi (4 Giugno – 12 Ottobre, 1985). La rivista di fumetti A Suivre pubblicò un numero speciale con in copertina lo stesso titolo dell’esposizione, che venne poi pubblicata in un catalogo abbondantemente illustrato come “Ciutat i Comic”. Altre recenti mostre sul tema: “Neo Tokyo 3: Architecture in Manga and Anime” (Deutsches Architekturmuseum, Francoforte, 8 Marzo – 8 giugno 2008); “Archi & BD: la ville dessinèe” (Citè de l’Architecture et du Patrimonie, Parigi, 9 Giugno 2010 – 2 Gennaio 2011)

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