Mas Context: Narrative

Mas Context:Narrative _Beta Testing Architecture

Yearning for Space with Tom Kaczynski

 

“Structures” series (Detail) Tom Kaczynski

“Structures” series (Detail) Tom Kaczynski

Intervista di Koldo Lus Arana a Tom Kaczynski

Prima di lavorare nel suo studio odierno a Minneapolis, Tom Kaczynski è stato lettore di fantascienza alla scuola di architettura, autore di fumetti, educatore, e, infine, editore di fumetti. Fondatore della casa editrice indie Uncivilized Books, Kaczynski ha immesso sul mercato un flusso costante di fumetti iconoclasti, sia da solo, notevoli i nuovi arrivati, sia con le stelle consacrate della scena alternativa, come David B, James Romberger e Gabrielle Bell. In una conversazione con lui, abbiamo discusso (coperto) del suo nuovo libro, Beta Testing the Apocalypse (Fantagraphics, 2013), dell’influenza di JG Ballard e del fascino della distopia, minicomics, Archigram, dell’architettura e degli architetti come pubblico per i fumetti.

Oh, e il suo background in architettura.

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Mas Context:Narrative _Images Come First

Intervista a Manuele Fior di Andrea Alberghini

 

La signorina Else, Coconino Press, 2009 (Detail) © Manuele Fior

La signorina Else, Coconino Press, 2009 (Detail) © Manuele Fior

 

Nato a Cesena (Italia) nel 1975, Manuele Fior ha conseguito la laurea in architettura presso lo IUAV nel 2000. Poi si è trasferisce a Berlino, dove ha lavorato fino al 2005 come fumettista, illustratore e architetto. La sua carriera nei fumetti è iniziata nel 2001 con la sua collaborazione con l’editore tedesco Avant-Verlag sulla rivista Plaque. Da allora ha creato diverse graphic novel, tra cui Les Gens le dimanche (Atrabile, 2004), Rosso Oltremare (Coconino Press / Atrabile, 2006), La signorina Else (Coconino Press / Delcourt, 2009), cinquemila chilometri al Secondo (Coconino Press / Atrabile, 2010), e più recentemente L’intervista (Coconino Press / Futuropolis, 2013).

Le sue illustrazioni sono state pubblicate in riviste come The New Yorker, Le Monde, Vanity Fair, Internazionale, Rolling Stone, Les Inrocks e sui giornali come La Repubblica, Il Sole 24 Ore e Il Manifesto. Ha collaborato con le case editrici Feltrinelli, Einaudi, Edizioni EL, Fabbri, Nathan, Bayard e il Far East Film Festival.

L’architetto Andrea Alberghini ha parlato con Manuele per capire il rapporto tra il suo lavoro di architetto e le sue vignette, le sue influenze, le diverse tecniche presenti nelle sue graphic novel e l’importanza delle impostazioni che sceglie.

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Mas Context:Narrative _Labyrinths and Metaphysical Constructions

An Interview with Marc-Antonie Mathieu

 

Le Processus, Delcourt, Hors collection, 1993 (Detail) Marc-Antoine Mathieu

Le Processus, Delcourt, Hors collection, 1993 (Detail) Marc-Antoine Mathieu

Intervista di Léopold Lambert al graphic novelist Marc-Antoine Mathieu

Marc-Antoine Mathieu è un graphic novelist francese che, libro dopo libro, esplora nuovi modi per integrare la forma stessa della graphic novel, come parte integrante dei labirinti delle sue narrazioni. La sua serie Julius Corentin Acquefacques, Prisonnier des rêves (Julius Corentin Acquefacques, prigioniero dei sogni), che raccoglie sei libri dal 1990-2013, in particolare, decostruisce uno per uno tutti i componenti formali della graphic novel (copertina, struttura, prospettiva, bidimensionalità, direzione della pagina e piattezza) facendo considerazioni metafisiche su ciò che la realtà è veramente. Come detto nella seguente conversazione, egli cerca “la perdita di controllo, la vertigine borgesiana”, in cui egli stesso come l’autore vorrebbe perdersi e lasciare che il mondo ha acquisisca una certa autonomia.

Lui ritiene che, come architetti, abbiamo la possibilità o di imporre un controllo trascendentale assoluto sul nostro disegno o di accettare le sue caratteristiche immanenti integrando un protocollo di disappropriazione all’interno del processo creativo del progetto stesso. Il modo di fare graphic novel di Marc-Antoine Mathieu ci può aiutare a farlo guardando a come i suoi disegni (lui si considera più architetto che narratore) prendono in considerazione le componenti elementari delle due discipline ed esplicitamente rifiutano il loro scopo primo sovvertendo alla loro essenza. Ciò che Marc-Antoine Mathieu fa con le sue immagini, le sue pagine, le sue linee, possiamo fare con i nostri muri, i nostri pavimenti e i nostri soffitti.

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Mas Context:Narrative _Swarte’s Mystery Theater

Koldo Lus Arana, intervista Joost Swarte

De Toneelschuur. Sketch for the Box Office, 2000 Joost Swarte

De Toneelschuur. Sketch for the Box Office, 2000 Joost Swarte

Nato a Heemstede, Paesi Bassi, nel 1947, Joost Swarte è un artista per eccellenza, il cui stile clare lign (un termine fondamentale nel mondo dei fumetti che ha coniato lui stesso) ha influenzato diverse generazioni di fumettisti. Inizia come studente di design industriale, ma presto si spostata sul fumetto e sull’illustrazione, sia come autore, il cui lavoro è stato esposto in riviste come HUMO, RAW, The New Yorker, e Abitare; sia come editore, fondando la rivista a fumetti Modern Papier e la casa editrice olandese Oog & Blik; sia come promotore di cultura, essendo uno dei fondatori della Stripdagen, un evento biennale internazionale di fumetti che si tiene ad Haarlem. Usando i fumetti come base, Swarte ha costruito una carriera impressionante che non lascia nessun campo inesplorato, dalla grafica (copertine di riviste, ex libris, francobolli, e vetrate) alla progettazione di mobili e, più interessante, all’architettura. Dalla fine del 1990, quando è stato contattato per progettare il Toneelschuur, un nuovo teatro per la sua città natale Haarlem, costruito in collaborazione con Mecanoo, Swarte ha sviluppato una parallela, crescente carriera come consulente nella progettazione architettonica.

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Mas Context:Narrative _Sensing the Comic’s DNA

Stralci di una Conversazione con François Schuiten

di Mélanie van der Hoorn

Brüsel, 1992 (Detail) François Schuiten and Benoît Peeters

Brüsel, 1992 (Detail) François Schuiten and Benoît Peeters

I fumettisti François Schuiten e Benoît Peeters sono noti per la loro serie Les Cités Obscures , il cui primo albo è stato pubblicata nel 1983. L’ambiente costruito svolge un ruolo importante in ognuno degli album, ma è soprattutto il primo dei quattro (The Great Walls of Samaris (1983), Fever in Urbicand (1985), The Tower (1987) and Brüsel (1992)) che contiene riflessioni sugli effetti dell’architettura.

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Mas Context:Narrative _Lost in the Line

Graphic Novel di Léopold Lambert

Léopold Lambert lost in the line

La graphic novel Lost in the Line materializza in qualche modo l’allegoria di quello che potrei chiamare il mio manifesto architettonico. La linea costituisce il mezzo utilizzato da ogni architetto come strumento e codice di rappresentazione. Geometricamente parlando, non ha spessore, io che rende difficile immaginarsi qualcuno che si perda in essa. Quando viene disegnata dall’architetto, tuttavia, la linea acquisisce un conseguente spessore quando viene trasposta alla realtà. Infatti, una linea che diventa parete acquisisce non solo un’altezza nella trasposizione di un pezzo di carta per un ambiente tridimensionale ma, soprattutto, comprende nel suo spessore ossimorico, una violenza nei confronti del territorio che divide e del suo corpo che i controlla irrefrenabilmente. L’architettura è dunque intrinsecamente violenta, e qualsiasi tentativo di diffondere questo potere sul corpo è inutile. Forse possiamo, invece, accettare questa violenza e di integrarla nei nostri manifesti. Lost in the Line è quindi un racconto allegorico di tale posizione. Al suo interno, la linea è sia questa figura geometrica tracciata su un pezzo di carta e che divide il deserto in due parti, ma anche una componente frattale e quasi molecolare contenuta all’interno della materia oscura e sinistra della grafite sulla carta. I corpi di questa storia sono puramente presentati alla violenza delle linee che dividono lo spazio intorno a loro. Tuttavia, si appropriano degli interstizi innescati da queste stesse linee per muoversi in tutte le direzioni, costruire nuove forme di abitazioni e, infine, attraversare la linea originale (quella che contiene tutte le altre) che permette di costituire un confine impenetrabile a livello macroscopico.

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Mas Context:Narrative _Amazing Archigram!

Intervista a Sir Peter Cook di Clara Olóriz e Koldo Lus Arana

 “The Metamorphosis of an English Town_Peter Cook


“The Metamorphosis of an English Town_Peter Cook

Quando, nel maggio del 1964, è uscito il quarto numero di Archigram, (noto anche come “Amazing Archigram / Zoom”), è il segnale della spinta finale della rivista Archigram. Grazie all’intervento di entrambi i Peter (Banham e Blake), l’edizione “Zoom” sostiene Archigram in un contesto internazionale, contribuendo a creare la percezione pubblica di Archigram non solo come una rivista, ma anche come un team di architetti con un certo concetto estetico e programma. Con il suo uso audace del fumetto e l’immaginario fantascientifico in generale, divengono anche una presenza immancabile in qualsiasi racconto degli occasionali incontri ravvicinati tra architettura e narrazione grafica, nonché uno stimolo per l’uso di quest’ultimo nellla scena architettonica visionaria degli anni’60 e ’70. Inoltre, ha segnato l’inizio della (in particolare di Peter Cook) storia d’amore di Archigram con la meccanica delle immagini sequenziali, che sarebbero state utilizzate per presentare i successivi progetti.

Nella seguente conversazione, parliamo con Peter Cook di fumetti, del suo uso del racconto, del ruolo di umorismo e fumetti nella narrazione dell’architettura, e perché diamine ci sono un sacco di Jack Kirby, ma nessun Dan Dare di“Space Probe” di Warren Chalk . [1]

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Mas Context:Narrative _edifici e le loro rappresentazioni crollano l’uno sull’altro

Un saggio di Mélanie van der Hoorn

Maison de vair, 2012  Alexandre Doucin

Maison de vair, 2012 Alexandre Doucin

Condurre ricerche sui “fumetti architettonici” è un’attività molto piacevole. In primo luogo, perché la ricchezza e la diversità di questi fumetti è incredibile; e in secondo luogo, perché i loro autori sono generalmente molto disponibili e felici di raccontare diffusamente la loro realizzazione. Il termine “fumetti architettonici” qui si riferisce a storie a fumetti in cui l’architettura svolge un ruolo di primo piano, la maggior parte dei quali sono stati effettuati o commissionati da architetti. In termini di contenuto, il fumetto consente agli architetti di presentare un progetto o un concetto o per esprimere un punto di vista critico. In termini di dimensioni, i fumetti variano da una singola immagine in cui una storia completa è raccontata, a interi libri di 300 pagine e anche di più. Alcuni appaiono come pubblicazioni sul web, altri come libri “veri” o come parte di una mostra. Stilisticamente, possono essere disegnati a mano, renderizzati al computer, costituiti da una serie di fotografie, opere d’arte ad acquerello, o vari altri documenti. Per la maggior parte degli architetti che hanno osato provare un’esperienza con fumetti, una tale escursione al di fuori della loro disciplina significava molto.

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Mas Context: Narrative _Fumetti e Architettura / Fumetti in Architettura

Un (mica tanto) breve resoconto delle interazioni tra architettura e narrativa grafica

un saggio di Koldo Lus Arana

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“È vero che i mass media propongono in misura massiccia e senza discriminazioni vari elementi di informazione in cui non viene distinto il dato valido da quello di pura curiosità e di trattenimento; ma negare che questa accumulazione di informazione possa risolversi in formazione, significa professare una concezione alquanto pessimistica della natura umana e non credere che una accumulazione di dati quantitativi non possa risolversi, per alcuni, in mutamento qualitativo.”
Umberto Eco, Apocalittici e Integrati
 
“Perche’ volete trarmi da ogni parte, o illetterati? Non per voi ho scritto, ma per chi puo’ capirmi. Uno vale per me centomila, e nulla la folla” 
Eraclito da Efeso

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