Varie

Estemporaneo VII

“[…] the world of comics is periodically rediscovered by a discipline hungry for new imagery, and also fascinated by the possibilities of the narration of space: virtual reality, animation… and also graphic narrative, now that comic books have evolved into more palatable scenery of graphic novels.”

Luis Miguel Lus Arana

Luis Miguel Lus Arana,“Welcome 2D Future Cinema, Comics, and the transmediatic construcion of the City of the Future. [Some random notes]”, in Once upon a place. Architecture & Fiction, Editors Pedro Gadanho + Susana Oliveira, Caleidoscòpio Edicao e Artes Gràficas, Lisboa November 2013

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Ora una trentina di persone in più al mondo sanno che esiste una relazione, un rapporto biunivoco, un gioco di sguardi tra architettura e fumetto.

La settimana scorsa ho fatto una lezione ai ragazzi del corso di progettazione del terzo anno del prof. Galli qui alla Facoltà di Architettura a Genova…metto le slide che ho usato…condividere materiale è sempre cosa buona e giusta!!

lezione_ 12aprile

 

 

Spazio bianco!

“Date un’occhiata agli ultimi cento anni di fumetti (in Occidente, almeno) e troverete molte variazioni nella misura e forma delle vignette, ma quasi nessuna variazione nello spazio tra una vignetta e l’altra. Mazzucchelli è un leader nel considerare quello spazio negativo per il suo ruolo nella storia e sul piano dell’immagine”

Scott McCloud

PRECISAZIONI

“[…] per loro, il fumetto non è solo una forma sequenziale di rappresentazione che si applica per descrivere il proprio lavoro; è anche una modalità di pensiero con cui si sono identificati, e riguarda la propagazione di una certa architettura, o un tentativo di realizzare principi o posizioni specifiche. Il fumetto, più che un mezzo di comunicazione, contribuisce letteralmente alla produzione di architettura.”

Mélanie van der Hoorn

Così…è una frase che ha già trovato posto in questo blog in precedenza, ma mi è venuta voglia di rimarcare la mia posizione a rigurado: si può fare architettura, si può progettare realmente attraverso il fumetto, insieme.

Qui tutto l’articolo

PIRANESI / SCHUITEN _ Architettura, Comics e Classicismo _ parte II

IV. La Tour o la Città Interiore
Le Carceri e la Torre di Babele

Nel 1987, Schuiten e Peeters pubblicano L’archiviste, un compendio rivisitato e commentato di gran parte della produzione grafica che il primo aveva prodotto negli anni precedenti. Come elemento unificatore, entrambi gli autori hanno creato una narrativa che li integrerà nel discorso che si era venuto a formare espandendo l’universo di Les murailles de Samaris (1983), con il successivo La fièvre d’Urbicande (1985). In questo modo, nasce quello che sarà il procedimento abituale di sviluppo dell’universo ‘Les Cités Obscure’ [1] un vortice amalgamante e unificatore di materiali di diversi periodi e ispirazione. L’album, principalmente composto da scene di città, finiva con un inusuale ritratto collettivo, che a piè di pagina recitava: ‘Giovanni Battista e i suoi amici‘. Pochi mesi dopo, Casterman Editeur sorprende i suoi lettori con un nuovo ingresso nella saga. Con ‘La Tour’ (1987), l’equipe franco-belga si distanzia dalla continuità temporale dei due album precedenti, e Schuiten salderà parzialmente il suo debito col maestro veneziano, autentico creatore di ‘Città Oscure’. [2]

IV. I Dalle Vedute alle Carceri d’invenzione.

Come in un racconto di Borges [3], La Tour narra la storia di Giovanni Battista, un mastro manutentore incaricato alla cura e la riparazione di una parte di un edificio che lui chiama ‘La Torre’, la cui reale estensione non la conosce nessuno – nemmeno l’onnisciente lettore- [4]. In più di 120 facciate dell’album, il lettore accompagna Giovanni nel suo viaggio attraverso La Torre, come muto testimone di una delirante promenade architecturale costruita su un linguaggio classicista nel quale le forme Palladiane si sovrappongono e si incastrano in modo perfetto. Costruita con lo stile di una Veduta interiore (nel senso dei Capricci di Canaletto), il disegno de La Torre mostra la rara abilità di Schuiten a trovare ordine nell’eterogeneità.

Le vedute di Schuiten. Eclettismo e Ipertrofia

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Sono due, nell’opera di Schuiten, i concetti base della strategia del disegno: da una parte, un ‘eclettismo strutturato’, dall’altra, una ‘ipetrofia stilistica’. Nel disegno di città come Samaris, Urbicanda, Samarobriva o Brüssel, l’artista belga fa sua la lotta per ‘mettere ordine nell’eterotopia’, scegliendo a priori elementi di origine diversa per i quali sviluppa un nuovo sistema che li unifica. Però il “mondo oscuro” può anche essere costruito in maniera inversa, e così, in esso incontriamo città nelle quali è stato sviluppato un solo stile fio al limite, modellando la società a sua immagine e somiglianza, fino all’ipertrofia. In Xhystos (Les Murailles de Samaris, 1982), una raffinata Art Nouveau presa da Horta e Guimard cresce finché non impregna tutta la società che le ruota attorno: non solo gli edifici, ma i veicoli, le macchine, il mobilio, il vestiario e le acconciature delle persone sembrano esser state disegnate da un Henri van de Velde fuori di sé. Allo stesso modo, Blossfeldtstad (precedentemente la provinciale Brentano) si reinventa attraverso un Jugendstijl floreale a partire da un sogno architettonico sulle fotografie di Karl Blossfeldt. (altro…)

Chris Ware: il design della memoria

L’articolo originale di Fabio Guarnaccia, lo si trova qui

Il protagonista del Continuum di Gernsback di William Gibson, è un fotografo incaricato da un magazine di realizzare un servizio che documenti il permanere del design degli anni 30 negli Stati Uniti. Stazioni di servizio, facciate di edifici, automobili con pinne di squalo eccetera. Aiutato da sostanze stupefacenti e dalla mancanza di sonno, si troverà a vivere un sogno retrofuturista che giunge al suo culmine con la comparsa di fantasmi semiotici di macchine di quel decennio, tra cui un enorme aeroplano di acciaio cromato e decine di motori su ciascuna ala. Il protagonista, e noi con lui, proviamo una forma intensa di nostalgia per quel passato, anche se non ne abbiamo memoria diretta. Così come proviamo un senso di profonda nostalgia, per esempio, per il design degli oggetti anni ‘50 all’interno di Mad Men (vedi qui). Gli esempi potrebbero continuare, quel che emergerebbe è comunque un senso ampio del concetto di nostalgia: un sentimento per qualcosa o qualcuno di lontano, nello spazio o nel tempo, che non necessariamente abbiamo conosciuto. Dunque è possibile avere nostalgia di un passato che non abbiamo mai vissuto. E questo è quello che ci interessa qui. Ci sono uomini che sentono di appartenere ad altri decenni o ad altri secoli. Chris Ware, nella sua contemporaneità, è uno di questi. (altro…)